Coaching e Coding: Intervista a Gianfranco Muggianu.

La prima di una serie di interviste in cui chiediamo ai nostri colleghi di raccontarsi.

Parlaci di te, come s'incrocia la tua storia come con quella di GFM?
Nasco come perito elettronico, ma presto ho capito che progettare le schede elettroniche non mi piaceva: preferivo scrivere codice. Ho iniziato a lavorare nel 1987 e nei primi anni ho cambiato diversi posti di lavoro, alla ricerca di qualcosa che mi corrispondesse. Dopo un'esperienza in una società che progettava software gestionale, nel 2005 sono approdato in GFM-Net: ho capito subito che finalmente avevo trovato quello che cercavo e infatti...sono ancora qua!

Come sono stati i primi tempi?
Il fatto di trovarmi anche a fare il consulente esterno, confrontandomi con realtà più grandi, mi ha arricchito molto professionalmente. Il livello di conoscenze che ho raggiunto adesso lo devo all'incontro con le persone, ai suggerimenti che mi hanno dato.

Qual è stato il primo progetto su cui hai lavorato? E l'ultimo?
Ho iniziato con un progetto di digitalizzazione di tutto il processo produttivo di un'azienda alimentare, fornitrice della grande distribuzione. Quando dico “tutto il processo” intendo davvero tutto: dalla gestione dei magazzini al confezionamento, fino ad arrivare alla tracciabilità di prodotto, ai resi e al gestionale di fatturazione. Dopodiché ho spaziato in vari settori, imparando sempre nuove cose. Da 10 anni a questa parte il mio lavoro si focalizza su un progetto notevole: ci sono più di mezzo milione di utenti collegati! Mantenere sempre il software “running” ed efficiente è una grande sfida e comporta un alto grado di responsabilità.

Qual è il tuo ruolo, come ti vedono i tuoi colleghi più giovani?
All'interno del gruppo sono una figura esperta, assegno le attività da svolgere, le riguardo ed eventualmente le correggo. I colleghi più giovani mi chiedono spesso supporto e pareri tecnici: a prescindere dal mio ruolo, ho mantenuto un atteggiamento umile e condivido la fatica con chi deve fare un'attività onerosa. Cerco di far crescere le competenze in modo naturale, di far arrivare gradualmente a uno step successivo, rispettando le attitudini naturali della persona.

Quindi ti senti portato a fare il coach...
Hai centrato il punto! In questi ultimi anni ho fatto un’esperienza di coaching per diversi mesi con un team di una società esterna ed ho scoperto di avere una struttura mentale che si presta a essere trasmessa. Faccio tesoro della “decrescita neuronale” e del contemporaneo aumento di esperienza e capacità relazionale.

Quali sono gli aspetti unici che caratterizzano GFM?
Per come la vedo io, devi fare un lavoro che ti piace, non un lavoro che non vedi l'ora di finire. Il danaro non è un obiettivo da raggiungere, ma una misurazione doverosa del tuo valore. D‘altra parte GFM è un posto dove si può crescere tanto. Viviamo in una dimensione aziendale con progetti molto interessanti, ma senza soffocare di procedure. C'è un rapporto molto informale tra responsabile e collaboratore. E poi, più che un'azienda, è una famiglia: il collega è un amico, non c'è antagonismo.

Cosa diresti a un neolaureato in una facoltà scientifica per convincerlo/a a venire lavorare in GFM?
Anche se è una struttura piccola, puoi crescere professionalmente all'interno, non è poca cosa. Sei in un ambiente stimolante, che ti offre la possibilità di approfondire le nuove tecnologie e di spaziare in più ambiti. Qui ti diverti e c'è tanto da imparare. E poi, altro fattore non trascurabile, siamo sensibili all'aspetto del benessere sul luogo di lavoro.

E a un profilo senior?
A un collega senior direi che in GFM non sarebbe ingabbiato in dinamiche troppo strutturate, avrebbe la possibilità di esprimersi compiutamente. Io non mi sono mai sentito con le ali tarpate.

Che cosa fai nel tuo tempo libero, quali sono le tue passioni fuori dal lavoro?
Sembrerà strano, ma nel mio tempo libero soprattutto studio. Non ho altre particolari passioni, vado due volte alla settimana in piscina. Sono sposato e ho due figlie di 14 e 12 anni, tutto ruota attorno alla mia famiglia.

Come vedi lo sviluppo futuro della tua professione?
In futuro mi vedo un po' meno come “coder” e più come un coach: vorrei essere qualcuno che mostra la strada da percorrere, uno che aiuta le persone a crescere.